Parlare, (ri)conoscere, comprendere. Un linguaggio che vada al di là del concetto di diversità e accettazione?
Che le parole contino, e non soltanto per noi, inizia a essere un po' ripetitivo ;D
Ma se insistiamo tanto sull'aspetto linguistico, comunicativo, verbale e non verbale negli ambienti di counseling (in senso lato) un motivo ci sarà.
Proprio durante le prime puntate del laboratorio di Pitch Perfect, durante il dialogo è emersa una frase (a dirla tutta, è stat* un* de* nostr* a parlare):
La verità è che, se un* non è gay, trans, non binary... è difficile comprendere cosa significa essere discriminat* ogni giorno. Tu puoi essere affermat*, in totale serenità, può essere tutto ok a lavoro o da qualche altra parte, anche in famiglia, ma nel momento in cui vai in qualche posto nuovo, per esempio in terapia, e ti trovi nella condizione di dovere fare per l'ennesima volta coming out, perché chi hai davanti ti ha chiesto se sei single o no, se hai una moglie o no, e tu devi dire "veramente ho un compagno", allora tutta questa serenità viene un po' meno. Sei seren* nella tua bolla, ma appena esci da lì, tutto ricomincia da capo e non sai mai la reazione dell'altr*.
E capire questo, se si è cis, etero, è probabilmente difficile, anche con le migliori intenzioni. Ci vuole uno sforzo d'immaginazione, o qualcosa del genere.
Parafrasando, è vero: tutti i dati a disposizione confermano questo. Indipendentemente dalle intenzioni e dalle credenze personali, sembra che la cosiddetta competenza culturale, che si esprime anzitutto mediante il linguaggio e la comunicazione, anche non verbale, anche visiva, determini, in contesti quali quelli di counseling o educativi e di tutoraggio, fin da subito il modo in cui verrà impostata la relazione cliente - operatric*.
Una piccola precisazione: noi, con Pitch Perfect, non ci stiamo limitando a "spiegare" il glossario di massima della cultura e delle persone LGBTIQA+. O comunque, stiamo cercando di andare un po' oltre.
Al di là dello spiegare, per chi non lo sapesse, cosa significa genderfluid e in che modo questa parola differisca da non binary, quello che per noi sta contando maggiormente è trovare, insieme ai target group, parole e modi altri (non diversi!!) per descrivere un fenomeno, un'autoaffermazione identitaria, e così via.
Un esempio? Possiamo smettere di parlare di transgenderismo come di transizione da un punto A a un punto B? Come il risanamento di un corpo sbagliato, che trova la sua dimensione autentica soltanto mediante transizione? In sostanza: possiamo descrivere e accettare il fenomeno in modo meno rigido, senza per forza ricorrere a logiche binarie, oppositive?
Detto questo, i nostri laboratori stanno continuano e siamo felicissim* dei risultati finora raggiunti, dell'impatto generato, sicuramente di lungo termine.
Vorremmo però estendere la platea di rispondent* alla nostra survey d'introduzione (ne somministreremo un'altra alla fine del percorso laboratoriale).
Qui trovi il link: https://docs.google.com/forms/d/e/1FAIpQLSca1o6N8SLibX-7chWh9GQdxmPsKYT6prQTwmH07XMZLG3LWw/viewform?usp=sharing
Ti chiediamo però di rispondere soltanto se rientri nella categoria di beneficiario del nostro progetto (counselor, tutor, educatric*, formatric*, volontar*, comunque a contatto con persone di varia età e famiglie). Noi non condivideremo mai a nessun* i tuoi dati.
Se invece vuoi iscriverti, anche se un po' in ritardo, ai nostri laboratori, ecco qui il form da compilare: https://docs.google.com/forms/d/e/1FAIpQLSfpbDUbfhPi9CE-TD8TmkSzR6UsOEUjNUSIMNkvFgjhzvMXfA/viewform?usp=sharing